La mia casa è il mondo by Amartya Sen

La mia casa è il mondo by Amartya Sen

autore:Amartya Sen [Sen, Amartya]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-01-17T12:00:00+00:00


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A Marx dedicavo una buona parte delle mie ore di studio serale dopo la cena all’YMCA, anche se doveva competere con altri autori, tra i quali Aristotele, Adam Smith, Mary Wollstonecraft e John Stuart Mill. Durante il mio secondo anno, mentre stavo raggiungendo una sorta di equilibrio nella mia filosofia politica (con alcune idee influenzate da Marx e altre estremamente lontane da lui), decisi che dovevo prender nota con maggiore chiarezza di quelle idee che mi piacevano e alle quali Marx aveva dato un notevole contributo. La sua illuminante distinzione tra il principio di «non sfruttamento» (attraverso un salario commisurato al lavoro, in linea con la quantificazione stabilita dalla sua versione della teoria del valore lavoro) e il «principio dei bisogni» (fissare i salari in conformità alle necessità dei lavoratori, anziché sulla base del loro lavoro e della loro produttività) rappresentò una formidabile lezione di pensiero radicale.

Nel suo ultimo saggio, La critica del programma di Gotha, pubblicato nel 1875, Marx rimproverò al Partito socialdemocratico dei lavoratori di Germania di concepire «gli uguali diritti di tutti i membri della società» come il diritto dei lavoratori a ottenere «il frutto integrale del lavoro». Il congresso del Partito dei lavoratori doveva tenersi nella città di Gotha: il «programma di Gotha» era appunto il manifesto del partito che vi doveva essere presentato. Sebbene l’eguaglianza dei diritti fosse perfettamente in linea con il rifiuto dello sfruttamento, Marx ribadì molto nettamente che questo non era il solo modo di concepire i diritti e le rivendicazioni del popolo (definì addirittura questo tipo di diritto «borghese»). Poi prendeva in considerazione un principio concorrente, in virtù del quale ogni persona riceveva ciò di cui aveva bisogno, e continuava discutendo argomentazioni alternative che potevano essere presentate in favore di ciascuno dei due principi concorrenti. Criticava aspramente il Partito dei lavoratori per la sua evidente incapacità di riconoscere che questi due principi erano nettamente distinti e in reciproca competizione, spiegando che conducevano a due approcci molto diversi sul modo di organizzare la società: un movimento dei lavoratori doveva scegliere con estrema chiarezza a quale dei due principi si doveva dare priorità, e perché.

Marx, in definitiva, preferiva il principio dei bisogni: dato che le persone hanno importanti necessità che possono variare, sarebbe stato ingiusto ignorare le differenze; ma notava altresì che poteva essere molto difficile combinare questo principio con un adeguato sistema di incentivi al lavoro. Se il suo guadagno non è correlato al suo lavoro, un individuo può perdere lo stimolo a lavorare in modo diligente. Quindi, pur avendo sostenuto con forza il principio dei bisogni, Marx lo considerava soltanto un obiettivo a lungo termine, da attuare in qualche momento distante del futuro, quando le persone sarebbero state meno legate agli incentivi di quanto lo fossero allora. Sebbene Marx considerasse fondamentalmente superiore il principio dei bisogni, accettava il fatto che nell’immediato futuro non fosse possibile avere un sistema basato su di esso. Perciò, per il momento, era pronto a sostenere la richiesta del Partito socialdemocratico di un salario commisurato al lavoro,



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